A settembre 2017 il 5% delle richieste online di mutui bancari ha riguardato immobili
all'asta. Dall'Osservatorio congiunto sulla erogazione di mutui emerge la convenienza
nell'acquistare una casa messa in vendita giudiziaria, spendendo cifre considerevolmente
inferiori. L'asta giudiziaria consiste nella vendita forzata di un immobile di proprietà di un
soggetto insolvente. In Italia ogni anno ci sono 250mila esecuzioni immobiliari. Dai dati si
evince che chi ha chiesto un finanziamento per comprare un immobile all'asta ha cercato
di ottenere, in media, 88.900 euro equivalenti al 63% del valore dello stesso.
Una pratica su tre arriva dalla Lombardia che, nei preventivi, precede Lazio (15%) e
Veneto (10%). Mentre per quanto riguarda le effettive richieste presentate, la Lombardia è
ancora prima fra le regioni (30%), ma ha alle spalle, l’Emilia Romagna (12%) e il Lazio
(10%). Il mercato delle aste immobiliari sta diventando sempre più interessante anche per
le banche, tanto è vero che ormai quasi tutti gli istituti hanno prodotti dedicati e alcuni
applicano a questo genere di finanziamenti tassi uguali a quelli riservati ai mutui
tradizionali.
La convenienza delle operazioni relative alle aste, si riverbera anche sui tempi della
pratica: ci vogliono solo tre mesi per arrivare al termine, 1 mese e mezzo in meno rispetto
a una vendita tradizionale. Questo perché chi cerca un mutuo in asta lo fa dopo aver
individuato l’immobile e questo si traduce in tempi più brevi per giungere all’erogazione e
dettati dalla procedura stessa.
La situazione in Italia
Poco più di un quinto degli immobili oggetto dello studio, pari a 6.090 unità, è localizzato in Lombardia, regione che si dimostra in controtendenza rispetto al Nord Italia facendo registrare un incremento del 12,5% sul dato di gennaio. A seguire ci sono il Lazio (2.957, +28,6%), la Sicilia, che con le sue 2.842 case all’asta si è prodotta in un balzo in avanti del 44,2%, il Piemonte (2.536, -7,4%) e il Veneto, che in sei mesi ha in pratica dimezzato la quantità di immobili sul mercato (2.411 contro i 4.348 di inizio anno, -44,5%). Seguono ancora la Toscana (2.321 immobili all’asta, +35,5% rispetto a gennaio), la Campania (1.965, +55,1%), la Puglia (1.606, addirittura +77,6%) e la Calabria (1.251, +64,6%). A livello di province, invece, spiccano le 1.624 case all’asta di Roma, con Bergamo a quota 1.419 davanti a Milano (1.266), Torino (1.207) e Napoli (891).
L’intervento
“Il quadro che ne scaturisce è quello di un Paese diviso in due, con un Mezzogiorno che continua a faticare tremendamente a uscire dalla crisi e un Nord che sembra invece in risalita - spiega l’ingegner Sandro Simoncini, presidente di Sogeea e direttore del Centro studi – Le regioni settentrionali si sono dimostrate evidentemente anche più reattive nel recepire e nello sfruttare le novità legislative introdotte, come quella sull’imposta di registro, producendo un’accelerazione nelle tempistiche di vendita e facendo sì che i nuovi arrivi di immobili sul mercato non compensassero le operazioni andate a buon fine. Si può contestualmente ipotizzare che, nel Nord Italia, le persone che si trovano in difficoltà economico-finanziaria stiano fortunatamente diminuendo e che gli istituti di credito siano meno aggressivi nei confronti di chi è in sofferenza. Le banche, in effetti, sono consapevoli che il valore degli immobili è drasticamente calato negli ultimi anni e, di conseguenza, un’asta non le farebbe comunque rientrare dei capitali erogati. Cresce il numero di piccoli imprenditori, artigiani, commercianti che sono riusciti a far fronte per anni alle proprie difficoltà ma che, sul lungo periodo, non possono che pagare un dazio altissimo, arrivando a intaccare anche il patrimonio più prezioso: la prima casa. C’è infatti un dato assai uniforme a livello nazionale - prosegue Simoncini - che dimostra come sia sempre la fascia di reddito medio bassa a pagare il tributo più rilevante alla crisi: il 66% delle abitazioni all’asta ha un prezzo inferiore ai 100.000 euro, percentuale che sale addirittura fino all’89% se si prendono in esame anche gli immobili appartenenti alla fascia tra 100.000 e 200.000 euro. Nella stragrande maggioranza dei casi, insomma, non si tratta certo di case di particolare pregio”.
20/12/2016
Tutto merito dell'art. 7 del disegno di legge di bilancio 2017 che ha espressamente provveduto a prorogare i termini concessi dalla precedente Legge per godere del bonus fiscale connesso all’acquisto di immobili all’asta giudiziaria. La proroga è stata fissata in sei mesi: il termine ultimo per poter godere dell’agevolazione fiscale è il 30 giugno 2017.
Si tratta di un importante intervento Legislativo che ha, ancora una volta, il chiarissimo intento di cercare di rinvigorire il mercato immobiliare ormai “morente” sotto il peso della pressante crisi economica.
Alleggerendo le imposte sui trasferimenti di immobili acquistati nell’ambito delle vendite fallimentari e delle procedura esecutive, il Legislatore ha voluto incentivare la partecipazione alle aste giudiziarie. E i dati positivi non sono tardati ad arrivare: in seguito all’introduzione del bonus fiscale, il mondo delle aste giudiziarie è stato interessato da un vero e proprio “boom”.
Del resto, l’agevolazione fiscale concessa con il D.L. n. 18 del 14 febbraio 2016 è davvero ghiotta essendo stata introdotta l’imposta di registro in misura fissa.
Dunque, chi acquista un bene immobile all’asta giudiziaria dovrà corrispondere un’imposta di registro pari a 200 euro in luogo dell’aiquota del 9% che fino a qualche tempo fa era calcolata sulla base del valore di assegnazione del bene.
Non tutti possono godere delle agevolazioni fiscali connesse all’acquisto di beni immobili all’asta giudiziaria.
Il Legislatore ha infatti fissato alcuni limiti ben precisi alla fruibilità del bonus fiscale. Innanzitutto, possono godere delle agevolazioni fiscali sia i privati (che acquistino un immobile non di lusso) sia le imprese.
La prima importante limitazione fissata dalla Legge è a carico dei privati che, per fruire del bonus fiscale, non dovranno rivendere l’immobile acquistato all’asta prima di cinque anni. A carico delle imprese, invece, la Legge ha posto un obbligo del tutto opposto: le imprese che acquistano un bene immobile all’asta giudiziaria dovranno, infatti, rivendere tale bene entro cinque anni dall’acquisto. Ricordiamo che, in precedenza, l’obbligo per le imprese di rivendere l’immobile era fissato in due anni dall’acquisto all’asta giudiziaria.
E’ bene evidenziare, inoltre, che l’impresa può demolire, dividere oppure trasformare (in tutto o in parte) il bene immobile acquistato all’asta giudiziaria prima delle rivendita.
Se l’impresa omette di trasferire il bene immobile acquistato in occasione dell’asta giudiziaria, sarà ovviamente assoggettata ad una sanzione ben precisa. In particolare, nella fattispecie in esame, le imprese saranno tenute a corrispondere le imposte dovute nella misura ordinaria. A questa prima sanzione va ad aggiungersene un’altra: le imprese che non si occupano del trasferimento dell’immobile acquistato all’asta giudiziaria nei successivi cinque anni saranno inoltre tenute a corrispondere una sanzione amministrativa del 30% oltre agli interessi di mora.
Anche i privati che non rispettino il dettato della Legge e che, dunque, rivendano il bene immobile acquistato all’asta giudiziaria entro cinque anni, dovranno corrispondere le imposte dovute nella misura ordinaria e pagare la sanzione amministrativa del 30% con gli interessi di mora.
E’ possibile che un’impresa, dopo aver acquistato l’immobile all’asta giudiziaria, non voglia rivenderlo. Nello stesso tempo, è possibile che il privato voglia invece trasferire il bene acquistato nonostante gli obblighi imposti dalla Legge.
Lo ha chiarito l'Agenzia delle Entrate che, con la circolare n. 27/E del 13 giugno, ha confermato il contenuto delle risoluzioni 105/E/2011 e 112/E/2012.
L’Agenzia delle Entrate ha infatti confermato che, se l’impresa oppure il privato non possano o non vogliano rispettare il dettato normativo, potranno evitare l’applicazione delle sanzioni previste presentando un’istanza di rinuncia prima della scadenza del termine.
In questo modo, i privati e le imprese non solo eviteranno l’applicazione della sanzione amministrativa ma eviteranno anche il pagamento degli interessi di mora.
Scaduto il termine previsto per la presentazione dell’istanza di rinuncia, i privati e le imprese potranno sempre e comunque ricorrere al ravvedimento operoso con conseguente applicazione nei loro confronti di sanzioni ridotte.
Centro Aste Franchising Copyright © 2016 centro-aste.com Sedi in tutta Italia, 50144 Firenze (FI) Tutti i diritti riservati. |
|
+39 055 0351048 | |
centroastedirezione@gmail.com |